Lo rivela uno studio condotto presso il Boston Children's Hospital e pubblicato sul Journal of Experimental Medicine
Mangiare cibi che possono dare allergia (come uova e noccioline) in gravidanza e durante l'allattamento potrebbe rappresentare un ottimo modo per ridurre il rischio futuro di allergie alimentari per il bebè. Lo rivela uno studio condotto presso il Boston Children's Hospital e pubblicato sul Journal of Experimental Medicine.
La ricerca è stata condotta con esperimenti incrociati su topolini e anche con latte materno umano testato su cuccioli di roditori con un sistema immunitario 'umanizzato'. In tutti gli esperimenti è emerso che sia l'esposizione in utero a cibi allergenici, sia e soprattutto l'allattamento da parte di mamme che hanno mangiato in gravidanza e continuano a consumare cibi allergenici, protegge i cuccioli dallo sviluppare allergie alimentari. A livello molecolare si è visto che il latte materno dei topi femmina che hanno consumato cibi allergenici contiene anticorpi specifici per questi cibi e presumibilmente questi anticorpi passano ai cuccioli attraverso l'allattamento. Inoltre gli scienziati del prestigioso ospedale pediatrico statunitense hanno visto che i cuccioli allattati da mamme che hanno consumato cibi allergenici sviluppano nel proprio organismo cellule immunitarie regolatorie (chiamate cellule T Reg.) che servono proprio a inibire reazioni allergiche.
Al momento gli scienziati stanno arruolando donne che allattano per studiare il latte materno umano e confrontare quello di donne che hanno consumato cibi allergenici con quello di donne che non li hanno mangiati durante la gravidanza e anche confrontare bebè a rischio allergie (per familiarità) e neonati non a rischio. Tutto ciò per capire se anche nell'uomo le allergie alimentari sono prevenibili già prima della nascita e con l'allattamento
fonte: ansa
Berni Canani: "Più colpita la fascia inferiore ai tre anni". L’alimento più spesso responsabile è il latte (55%) seguono uova (33%) e frutta secca (24%)
Del Giudice: "Un episodio isolato non deve allarmare, ma quando il disturbo si ripete e quando non ci sono macchie rosse pruriginose i genitori devono rivolgersi a uno specialista”
Nei bambini di un anno con allergie alimentari multiple, il trattamento con omalizumab per 16 settimane è stato superiore al placebo nell'aumentare la soglia di reazione per le arachidi e altri allergeni alimentari comuni
Legato a problemi di salute mentale; disponibile anche in Italia
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